Il Welfare: un alleato per datori di lavoro e lavoratori

Ormai tutti sappiamo cos’è il Welfare. Ma siamo sicuri di conoscere veramente le sue potenzialità? Spesso e volentieri, il Welfare aziendale si riduce ad una banale concessione di buoni pasto o buoni benzina. Ma in realtà il mondo del Welfare è molto di più.

Purtroppo, è ancora eccessivamente sottovalutato sia da parte dei datori di lavoro che dei lavoratori. I primi perché non credono che costruire un piano di Welfare all’interno della propria azienda sia un’attività che dia un ritorno economico. Quanto ai lavoratori, invece, la risposta che fin troppo spesso sento è: “Sì, ma io preferisco avere i soldi in tasca”.

Nella pratica non c’è differenza…

Ma alla fine con i soldi liquidi ci compriamo le cose, paghiamo l’abbonamento in palestra, acquistiamo su Amazon®, paghiamo le sedute di psicoterapia. Ugualmente, con i buoni pasto possiamo fare la spesa, con i buoni benzina rifornimento all’auto. Allo stesso modo, nell’ambito del Welfare aziendale rientra anche la possibilità di acquistare buoni per la palestra, buoni Amazon® e non solo. Nelle realtà più all’avanguardia anche la salute dei dipendenti è importante. Pertanto, non solo è prevista la possibilità di ricevere cure mediche ed odontoiatr mavi è altresì la possibilità di accedere ad un sostegno psicologico. E non solo per i dipendenti, ma anche per i loro familiari.

In tal senso, a conti fatti, che i soldi vengano dati sotto forma di premio produzione, aumento retributivo o welfare aziendale, il lavoratore ha comunque un maggior introito.

Soddisfatto il dipendente, sereno anche il datore di lavoro che sull’”aumento” dato ai dipendenti ha un risparmio in termini di tassazione.

Ci penso o ci rinuncio?

Certamente, tra non dare alcun incentivo ai lavoratori e darlo sotto forma di Welfare, vi è differenza economica. In un caso i soldi rimangono in tasca, nell’altro caso vengono spesi. Detassati, ma spesi.

Però il ritorno economico, se si ha una visione più oculata, c’è eccome! E si traduce nella fidelizzazione dei dipendenti che per anni hanno lavorato nell’azienda e tra questi sono certa che qualcuno che valga la pena tenersi stretto c’è.

E se un dipendente ha una nuova offerta di lavoro, sul piatto della bilancia non mette solo l’aspetto economico. Mette anche (in taluni casi soprattutto) il proprio benessere psicofisico in azienda.  E se è consapevole di lavorare in un ambiente positivo, che riconosce l’importanza della sua salute, del suo benessere e del suo tempo, una domanda in più se lasciare o meno la strada vecchia per quella nuova, se la pone. Ecco perché l’ottica di valutazione del Welfare deve cambiare: in un ambiente di lavoro sempre più smart diventa sempre più importante trattenere i talenti e concedere aumenti economici non basta più.